FRA CANCELLAZIONI E SLITTAMENTI: LA STAGIONE CONGRESSUALE 2020
La cancellazione o lo slittamento dei grandi eventi congressuali (di una decina di giorni fa la cancellazione anche del SIAL di Parigi, ennesimo grande assente della stagione congressuale 2020) hanno sicuramente avuto un impatto importante sul settore. Per avere le idee più chiare si possono guardare i dati delle recente ricerca “L’impatto del Covid-19 sulla meeting industry italiana: la prospettiva delle sedi per eventi e congressi” realizzata dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Aseri) in collaborazione con l’associazione della meeting industry italiana Federcongressi&eventi.


L’indagine ha coinvolto un campione significativo delle strutture per eventi di medie e grandi dimensioni presenti sul mercato italiano. Il bilancio complessivo parla del 69,7% degli eventi e dei congressi cancellati, il 16,9% rinviati al 2021 e solo il 13,4% posticipato a un’altra data nell’anno in corso. In termini numerici quindi oltre 215.000 eventi sono stati eliminati dal calendario 2020. Considerando che i meeting già previsti, o comunque potenzialmente ospitabili, nel 2020 rappresentavano solo il 70% del totale annuo, il dato della perdita complessiva sarebbe quindi anche più alto.


Le conseguenze economiche sono duplici: da un lato sono evidenti i mancati incassi di cui è e sarà vittima il settore. Stando alla ricerca per altro è evidente che le cancellazioni hanno colpito in misura maggiore alcune strutture rispetto ad altre: negli alberghi in media sono stati annullati il 71,2% degli eventi contro il 38,8% delle sedi fieristiche.
Come osserva Roberto Nelli, responsabile scientifico dell’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi: "questa situazione si è tradotta in una riduzione del fatturato per eventi e congressi previsto per il 2020 mediamente del 76% rispetto a quello del 2019”. Una previsione sicuramente allarmante.
Dall’altro lato il danno economico riguarda anche le mancate occasioni di business. Seppur questo aspetto possa sembrare marginale se applicato alle trattative concluse per ogni singolo evento, data la portata della débâcle congressuale la cifra non è certo trascurabile.

L’amarezza degli addetti ai lavori è comprensibile, soprattutto alla luce degli ultimi 5 anni, durante i quali il settore ha conosciuto un positivo e costante percorso di crescita, con un tasso di incremento medio del numero di eventi del 4,1% annuo.

Nonostante la situazione incerta della prossima stagione invernale molte sedi congressuali hanno, non solo confermato gli investimenti programmati, ma anche effettuato investimenti non previsti, soprattutto in infrastrutture/servizi (da parte del 34,8% delle sedi che non avevano in programma investimenti) e tecnologie (17,9%): una decisione dovuta sì alla necessità di adeguamento alle normative di contenimento del contagio, ma anche alla volontà di essere competitivi su un mercato che chiederà sempre più servizi e soluzioni tecnologiche per supportare i clienti nel favorire l’engagement dei partecipanti agli eventi.