LA CRISI DELLA STAMPA CI PENALIZZERà
I periodici di turismo e non solo, si sono particolarmente ridotti negli ultimi tre anni e quelli esistenti spesso ripresentano destinazioni o prodotti già ampliamente conosciuti e letti, li ritroviamo infatti solo con nuovi servizi fotografici, firmati da una nuova penna e alcune volte con la segnalazione d’alberghi di recente costruzione. Nelle testate non di settore è apparsa spesso una pagina legata al turismo, d’altra parte il tempo libero aumenta così come l’opportunità al viaggio, queste, seppur spesso di livello qualitativamente superiore agli specializzati entrano in un bouquet di fine lettura. Parallelamente sono nati una serie interminabile di blog specializzati in turismo e lifestyle dai quali è spesso difficile districarsi nel comprendere quali sono i migliori da seguire. I blog vivono una situazione altalenante di temi e di conseguenza di fan, i due componenti lavorano in stretta sinergia, creando forti engagement oppure fughe di seguaci. La caduta della carta stampata sta creando effettivamente uno scompiglio non solo nei settori del trade che cerca di individuare chi sostenere, ma sempre più nel consumer. Le testate stampa un po’ in tutti i settori cercano di superare questa crisi di lettori e di stile di vita, per attirare nuovi o mantenere i propri, in questa fase di timore, spesso si infarciscono di prodotti di basso interesse oppure di glamour-chip. Ha forse ragione Joshua Topolsky di Vox Media, che in una recente intervista definisce la caduta della carta stampata una sindrome dell’editoria, per la quale l’editore cerca di inseguire il target verso il basso, più di attirarlo verso l’alto.
Albert Redusa Levy