GLI "EFFETTI INDESIDERATI" DELLA PANDEMIA
La pandemia ha portato con se numerosi crolli e paralisi al settore del turismo e della ristorazione in primis. Ma ci sono molti altri settori che stanno riscontrando tutta una serie di difficoltà che non sono così evidenti agli occhi dei più e che corrono il rischio di scomparire, uno tra questi riguarda i prodotti alimentari tradizionali che vengono custoditi in tutta Italia da instancabili agricoltori.
Dai dati del Rapporto sul Turismo enogastronomico in Italia 2021, emerge che il 31% delle persone che prediligono vacanze all’insegna dell’enogastronomia ha tagliato la spesa nel 2020 rispetto all’anno precedente e, se si analizza il budget delle famiglie in vacanza in Italia, il food è una tra le voci più importanti: circa un terzo della spesa sia di italiani sia di stranieri è destinato al buon cibo. La mancanza di turisti, in particolar modo quelli stranieri, ha avuto un forte impatto sulla sopravvivenza di tutte quelle eccellenze agroalimentari Made in Italy che raccontano la storia e i luoghi del nostro Bel Paese e che sono il simbolo di tradizione e qualità. Quello che si va a generare da questa terribile situazione è quindi un circolo vizioso che dal crollo delle presenze di turisti porta inevitabilmente al crollo dei prodotti tipici e di chi li lavora.
I prodotti tipici sono ormai diventati una prerogativa fondamentale per chi desidera organizzare delle vacanze in Italia. Non è un caso che il turismo enogastronomico abbia un valore di 5 miliardi e l’Italia sia leader mondiale in questo settore con numeri che parlano da soli: 503 formaggi, 1.578 tipi diversi di pane, pasta e biscotti, 49 tipologie diverse di burro e oli solo per citarne alcuni. I prodotti tipici sono un bene unico che va salvato e sono detentori non solo di un valore economico, ma anche e soprattutto storico e culturale. Le regioni con maggiori specialità sono in ordine Campania, con 552 specialità tipiche, la Toscana con 461 prodotti e in terza posizione il Lazio con 436 eccellenze. Seguono poi Emilia Romagna (398) e Veneto (380).
Ogni prodotto nasconde dietro di se la storia di un territorio e di una popolazione che ha tramandato di generazione in generazione saperi e gesti unici che hanno reso così autentici quei prodotti. Valorizzare queste vere e proprie prelibatezze non significa solamente preservarle ma anche dare una spinta significativa al Made in Italy sul mercato italiano e sui mercati esteri, da sempre attratti dal cibo italiano.
Eva Barri